E’ considerata una delle cariche più importanti tra i lavori a servizio dello Stato, per questo il ruolo del magistrato - giudice e pubblico ministero - è sia molto ambito sia scelto solo da chi abbia vera vocazione e la possibilità di sottoporsi ad una dura selezione pubblica.
A differenza dell’avvocatura, infatti, i posti in magistratura appartengono al settore della pubblica amministrazione e sono accessibili solo attraverso concorso pubblico per titoli ed esami il cui superamento dà però accesso ad una posizione di estremo rilievo ma anche di grandissima responsabilità: quella di interpretare e applicare la legge con effetti sulla vita delle persone e delle organizzazioni.
L’unica laurea ammessa per poter iniziare l’iter di avvicinamento alla carriera di giudice è quella in Giurisprudenza a ciclo unico, quinquennale o il vecchio titolo triennale unito a quello magistrale. Questo vuol dire, ad esempio, che non sia possibile laurearsi in Scienze Politiche con una triennale, passare a un biennio in Giurisprudenza e poi poter accedere ai concorsi.
Ottenere il titolo completo in legge è infatti il primo passo per poter diventare magistrati togati ovvero:
- Giudice (o magistrato giudicante);
- Pubblico ministero (o magistrato requirente).
La differenza è sostanziale. Nel primo caso ci troviamo di fronte al ruolo del giudice vero e proprio - dal giudice di pace fino al giudice della Corte Costituzionale - che deve comporre i diversi interessi in gioco nel corso di una causa o di un richiesta di interpretazione giuridica e ha appunto il potere e il dovere di emettere provvedimenti e sentenze in modo imparziale.
Nel secondo invece ci troviamo di fronte alla figura di un magistrato che può esercitare l’azione penale e rappresenta l’accusa nei processi.
I magistrati però si possono distinguere anche in base alle specifiche funzioni svolte all’interno dei rispettivi ruoli, come spiega l’Atlante delle professioni, ad esempio:
- PM o Pubblico Ministero, responsabile dell’esercizio dell’azione penale;
- GIP o Giudice per le Indagini Preliminari, con funzioni che devono garantire l’indagato nelle indagini preliminari
- GUP o Giudice dell’Udienza Preliminare, che decide sul rinvio a giudizio dell’imputato o sull’applicazione della pena
- Giudice penale che decide sull’accusa
- Giudice civile che decide in merito alle liti fra privati
- Giudice di pace, che si occupa di cause civili o penali in cui si applicano solo sanzioni lievi
- Giudice amministrativo che si occupa di controversie concernenti la tutela di situazioni giuridiche nei confronti della pubblica amministrazione
Esistono poi delle figure dette GOT o Giudici Ordinari Togati che lavorano in base al numero di sentenze emesse e non sono dipendenti pubblici né hanno stipendio fisso. Tali ruoli sono accessibili senza concorso purché si abbia già l’abilitazione di avvocato e l’iscrizione alle liste GOT.
L’iter per entrare in magistratura è molto articolato, lungo e richiede moltissimo studio.
Una volta ottenuta la laurea - almeno quinquennale - in Giurisprudenza si deve iniziare la preparazione al concorso a cui è possibile accedere:
- o dopo un periodo di praticantato di 18 mesi presso gli uffici giudiziari
- o dopo un dottorato di ricerca
- o dopo aver frequentato una scuola di specializzazione con relativo diploma
- o dopo essere già diventati avvocati
Vediamo questi requisiti nel dettaglio.
A) Praticantato post-laurea presso uffici giudiziari. E’ possibile svolgere un praticantato gratuito o al massimo pagato con borsa di studio presso un magistrato o presso l’Avvocatura dello Stato pari a 18 mesi e che garantisce poi l’accesso all’esame. Ma il praticantato è accessibile solo su domanda e solo se si ha una media di almeno 27/30 oppure un voto di laurea di almeno 105/110 e un’età non superiore ai 29 anni compiuti.
B) Laurea senza limiti di voto e dottorato di ricerca. E’ possibile accedere però all’esame in magistratura anche senza praticantato ma con un dottorato di ricerca in materie giuridiche conseguito dopo la laurea, ma senza necessità di condizioni particolari di voto o media d’esame.
C) Laurea e frequentazione di una SSPL. Conseguito il titolo di laurea, chi non vuole o non ha i requisiti per effettuare un praticantato diretto negli uffici giudiziari o dell’Avvocatura Statale può iscriversi a una Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali. Le SSPL sono scuole, spesso a pagamento ma con la possibilità di copertura delle rette grazie a borse di studio, create dalle stesse Università (qui l’esempio de La Sapienza https://www.sspl.uniroma1.it/) e che sostituiscono i quasi due anni di praticantato iniziale preparando i candidati alle prove dell’esame.
D) Laurea e titolo di abilitazione di avvocato. Chi ha già sostenuto l’iter per diventare avvocato può iscriversi al concorso in magistratura.
Soddisfatti poi tutti i requisiti, chi ha la possibilità può seguire a pagamento dei corsi specifici per la preparazione all’esame scritto e orale per entrare in magistratura ma che non vanno confusi con i percorsi abilitativi per l’accesso al concorso (qui un esempio di scuola privata).
La prova dell’esame si divide in due fasi:
1. Fase scritta, con tre prove
2. Fase orale a cui si accede solo dopo il superamento delle prove scritte.
Gli scritti sono tre perché sottopongono ai candidati tre temi: uno di diritto penale, uno di diritto civile e un terzo di diritto amministrativo. Questo vuol dire anche che chi vuole provare a diventare giudice, non si specializza in una materia o settore - come accade per gli avvocati - ma deve poter esercitare il ruolo padroneggiando tutto il diritto e la giurisprudenza in qualunque campo.
Ecco perché l’esame è considerato tra i più duri da sostenere e passare. Superati gli scritti infatti l’orale consiste in un’unica sessione in cui il candidato viene interrogato su 16 diverse materie giuridiche.
Molti non sanno che, superato il concorso, l’iter formativo non è affatto finito ma anzi è appena al suo inizio. Certo, stavolta chi entra è stipendiato e quindi può sopportare meglio i successivi obblighi di “training”.
Dopo l’esame, infatti, il neo o la neo magistrato/a deve frequentare
- 6 mesi di corso presso la Scuola Superiore della Magistratura;
- Superati i sei mesi, ottiene il titolo di uditore giudiziario che ha a sua volta l’obbligo di un nuovo tirocinio pari a 18 mesi presso un giudice o un pm.
A questo punto inizia la carriera vera e propria del magistrato, scandita dal passare del tempo e dalla possibilità di ricoprire ruoli sempre più importanti all’interno del sistema processuale e giuridico italiano.
1. Dopo due anni dal titolo di uditore giudiziario si diventa magistrato di tribunale a tutti gli effetti.
2. Dopo 11 anni dalla promozione a magistrato di tribunale, si può essere nominati magistrati di Corte d’Appello;
3. Dopo altri 7 anni dall’ottenimento dei requisiti per entrare in Corte d’Appello, si può essere dichiarati idonei ad essere nominati giudici di Cassazione (la Corte d’Appello è il secondo grado di giudizio nel sistema processuale italiano, mentre la Cassazione rappresenta l’ultimo grado).
4. Decorsi altri 8 anni dall’idoneità ad essere giudici di Cassazione è possibile essere idonei per cariche direttive superiori, come il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) o la Corte dei Conti.
Una postilla va fatta poi sui giudici di pace, cioè giudici che possono esercitare il loro ruolo solo su cause il cui valore non superi determinati limiti in euro, decisi dalla normativa nazionale (es. cause fino a 25 mila euro). In questo caso può diventare giudice di pace anche chi:
- Abbia lavorato in uffici amministrativi della macchina giudiziaria, purché in ruoli direttivi;
- Oppure abbia conseguito un titolo abilitativo alla professione forense (avvocato)
- Oppure chi sia notaio da almeno due anni.
Il ruolo viene bandito con concorso pubblicato in gazzetta ufficiale a cui si partecipa solo per titoli. Una volta entrati in graduatoria occorre sostenere un praticantato o tirocinio non retribuito di 6 mesi presso un giudice di pace.
Superare il concorso in magistratura garantisce uno stipendio fisso e una posizione lavorativa molto forte dal punto di vista delle tutele. Lo stipendio netto minimo di un giovane magistrato infatti parte da almeno 2200 euro netti al mese e arriva dopo quattro anni ad almeno 3600 euro al mese. Dopo 20 anni di carriera la retribuzione può sfiorare i 6 mila euro netti al mese e arrivare quasi ad 8 mila a fine carriera.
Un discorso a parte va fatto poi per le carriere nei tribunali e nelle corti di diritto internazionali. Queste realtà, essendo organi di organizzazioni internazionali, come l’Unione Europea, hanno regole particolare in materia di nomina di magistrati e avvocati che vengono appunto selezionati per cooptazione e dopo attenta selezione dei curriculum da parte di comitati indipendenti e spesso inter-statali.
La Corte di Giustizia UE, ad esempio, è formata da due corti: la Corte di Giustizia e il Tribunale. “La nomina dei giudici e degli avvocati avviene di comune accordo tra i rappresentanti dei governi degli Stati membri: l'approvazione definitiva segue la consultazione di un comitato che ha il compito di fornire un parere sull'adeguatezza dei potenziali candidati all'esercizio delle relative funzioni. Sono scelti tra persone che offrono garanzie di indipendenza e imparzialità. Per essere nominati alla Corte di giustizia, i candidati devono rispettare i requisiti richiesti per l'esercizio, nei rispettivi paesi, delle più alte funzioni giurisdizionali, o essere giureconsulti di nota competenza ed esperienza. Per essere nominati al Tribunale, devono avere le capacità richieste per svolgere l'esercizio di alte funzioni giurisdizionali” (info qui).
Le nomine per entrare alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (organo del Consiglio d’Europa) sono invece regolate dalle leggi nazionali in base a concorsi pubblici e selezioni gestite con appositi annunci e criteri pubblicati in gazzetta ufficiale (qui la selezione italiana del 2018 ).
Lo stesso vale per i giudici della Corte Penale Internazionale, la cui nomina avviene solo all’interno di una rosa di nomi particolarmente rilevanti per titoli e carriera all’interno dei rispettivi paesi costitutivi dell’organo giudicante.
Un buon modo per monitorare i concorsi in magistratura e capire quante persone vi accedano e quali siano le chance di superamento dell’esame, è monitorare i siti specializzati online, come questo.
Anche la Corte dei Conti pubblica sul sito l’elenco aggiornato dei bandi di concorso.
Molti candidati poi preferiscono frequentare direttamente le scuole universitarie di specializzazione per le professioni legali perché forniscono un terreno fertile di allenamento e preparazione e non rallentano i tentativi di accesso al concorso. Scegliere infatti la strada dell’avvocatura può essere vincente dal punto di vista economico - anche se non sempre si ottiene un praticantato retribuito - ma perdente sotto il profilo dell’accesso veloce alla professione - l’esame di avvocato è altrettanto duro e ha tempi molto lunghi tra un bando e l’altro, almeno 1 anno - e quindi del titolo per poi sostenere un secondo corposo esame in magistratura.
E’ considerata una delle cariche più importanti tra i lavori a servizio dello Stato, per questo il ruolo del magistrato - giudice e pubblico ministero - è sia molto ambito sia scelto solo da chi abbia vera vocazione e la possibilità di sottoporsi ad una dura selezione pubblica.
A differenza dell’avvocatura, infatti, i posti in magistratura appartengono al settore della pubblica amministrazione e sono accessibili solo attraverso concorso pubblico per titoli ed esami il cui superamento dà però accesso ad una posizione di estremo rilievo ma anche di grandissima responsabilità: quella di interpretare e applicare la legge con effetti sulla vita delle persone e delle organizzazioni.
L’unica laurea ammessa per poter iniziare l’iter di avvicinamento alla carriera di giudice è quella in Giurisprudenza a ciclo unico, quinquennale o il vecchio titolo triennale unito a quello magistrale. Questo vuol dire, ad esempio, che non sia possibile laurearsi in Scienze Politiche con una triennale, passare a un biennio in Giurisprudenza e poi poter accedere ai concorsi.
Ottenere il titolo completo in legge è infatti il primo passo per poter diventare magistrati togati ovvero:
- Giudice (o magistrato giudicante);
- Pubblico ministero (o magistrato requirente).
La differenza è sostanziale. Nel primo caso ci troviamo di fronte al ruolo del giudice vero e proprio - dal giudice di pace fino al giudice della Corte Costituzionale - che deve comporre i diversi interessi in gioco nel corso di una causa o di un richiesta di interpretazione giuridica e ha appunto il potere e il dovere di emettere provvedimenti e sentenze in modo imparziale.
Nel secondo invece ci troviamo di fronte alla figura di un magistrato che può esercitare l’azione penale e rappresenta l’accusa nei processi.
I magistrati però si possono distinguere anche in base alle specifiche funzioni svolte all’interno dei rispettivi ruoli, come spiega l’Atlante delle professioni, ad esempio:
- PM o Pubblico Ministero, responsabile dell’esercizio dell’azione penale;
- GIP o Giudice per le Indagini Preliminari, con funzioni che devono garantire l’indagato nelle indagini preliminari
- GUP o Giudice dell’Udienza Preliminare, che decide sul rinvio a giudizio dell’imputato o sull’applicazione della pena
- Giudice penale che decide sull’accusa
- Giudice civile che decide in merito alle liti fra privati
- Giudice di pace, che si occupa di cause civili o penali in cui si applicano solo sanzioni lievi
- Giudice amministrativo che si occupa di controversie concernenti la tutela di situazioni giuridiche nei confronti della pubblica amministrazione
Esistono poi delle figure dette GOT o Giudici Ordinari Togati che lavorano in base al numero di sentenze emesse e non sono dipendenti pubblici né hanno stipendio fisso. Tali ruoli sono accessibili senza concorso purché si abbia già l’abilitazione di avvocato e l’iscrizione alle liste GOT.
L’iter per entrare in magistratura è molto articolato, lungo e richiede moltissimo studio.
Una volta ottenuta la laurea - almeno quinquennale - in Giurisprudenza si deve iniziare la preparazione al concorso a cui è possibile accedere:
- o dopo un periodo di praticantato di 18 mesi presso gli uffici giudiziari
- o dopo un dottorato di ricerca
- o dopo aver frequentato una scuola di specializzazione con relativo diploma
- o dopo essere già diventati avvocati
Vediamo questi requisiti nel dettaglio.
A) Praticantato post-laurea presso uffici giudiziari. E’ possibile svolgere un praticantato gratuito o al massimo pagato con borsa di studio presso un magistrato o presso l’Avvocatura dello Stato pari a 18 mesi e che garantisce poi l’accesso all’esame. Ma il praticantato è accessibile solo su domanda e solo se si ha una media di almeno 27/30 oppure un voto di laurea di almeno 105/110 e un’età non superiore ai 29 anni compiuti.
B) Laurea senza limiti di voto e dottorato di ricerca. E’ possibile accedere però all’esame in magistratura anche senza praticantato ma con un dottorato di ricerca in materie giuridiche conseguito dopo la laurea, ma senza necessità di condizioni particolari di voto o media d’esame.
C) Laurea e frequentazione di una SSPL. Conseguito il titolo di laurea, chi non vuole o non ha i requisiti per effettuare un praticantato diretto negli uffici giudiziari o dell’Avvocatura Statale può iscriversi a una Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali. Le SSPL sono scuole, spesso a pagamento ma con la possibilità di copertura delle rette grazie a borse di studio, create dalle stesse Università (qui l’esempio de La Sapienza https://www.sspl.uniroma1.it/) e che sostituiscono i quasi due anni di praticantato iniziale preparando i candidati alle prove dell’esame.
D) Laurea e titolo di abilitazione di avvocato. Chi ha già sostenuto l’iter per diventare avvocato può iscriversi al concorso in magistratura.
Soddisfatti poi tutti i requisiti, chi ha la possibilità può seguire a pagamento dei corsi specifici per la preparazione all’esame scritto e orale per entrare in magistratura ma che non vanno confusi con i percorsi abilitativi per l’accesso al concorso (qui un esempio di scuola privata).
La prova dell’esame si divide in due fasi:
1. Fase scritta, con tre prove
2. Fase orale a cui si accede solo dopo il superamento delle prove scritte.
Gli scritti sono tre perché sottopongono ai candidati tre temi: uno di diritto penale, uno di diritto civile e un terzo di diritto amministrativo. Questo vuol dire anche che chi vuole provare a diventare giudice, non si specializza in una materia o settore - come accade per gli avvocati - ma deve poter esercitare il ruolo padroneggiando tutto il diritto e la giurisprudenza in qualunque campo.
Ecco perché l’esame è considerato tra i più duri da sostenere e passare. Superati gli scritti infatti l’orale consiste in un’unica sessione in cui il candidato viene interrogato su 16 diverse materie giuridiche.
Molti non sanno che, superato il concorso, l’iter formativo non è affatto finito ma anzi è appena al suo inizio. Certo, stavolta chi entra è stipendiato e quindi può sopportare meglio i successivi obblighi di “training”.
Dopo l’esame, infatti, il neo o la neo magistrato/a deve frequentare
- 6 mesi di corso presso la Scuola Superiore della Magistratura;
- Superati i sei mesi, ottiene il titolo di uditore giudiziario che ha a sua volta l’obbligo di un nuovo tirocinio pari a 18 mesi presso un giudice o un pm.
A questo punto inizia la carriera vera e propria del magistrato, scandita dal passare del tempo e dalla possibilità di ricoprire ruoli sempre più importanti all’interno del sistema processuale e giuridico italiano.
1. Dopo due anni dal titolo di uditore giudiziario si diventa magistrato di tribunale a tutti gli effetti.
2. Dopo 11 anni dalla promozione a magistrato di tribunale, si può essere nominati magistrati di Corte d’Appello;
3. Dopo altri 7 anni dall’ottenimento dei requisiti per entrare in Corte d’Appello, si può essere dichiarati idonei ad essere nominati giudici di Cassazione (la Corte d’Appello è il secondo grado di giudizio nel sistema processuale italiano, mentre la Cassazione rappresenta l’ultimo grado).
4. Decorsi altri 8 anni dall’idoneità ad essere giudici di Cassazione è possibile essere idonei per cariche direttive superiori, come il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) o la Corte dei Conti.
Una postilla va fatta poi sui giudici di pace, cioè giudici che possono esercitare il loro ruolo solo su cause il cui valore non superi determinati limiti in euro, decisi dalla normativa nazionale (es. cause fino a 25 mila euro). In questo caso può diventare giudice di pace anche chi:
- Abbia lavorato in uffici amministrativi della macchina giudiziaria, purché in ruoli direttivi;
- Oppure abbia conseguito un titolo abilitativo alla professione forense (avvocato)
- Oppure chi sia notaio da almeno due anni.
Il ruolo viene bandito con concorso pubblicato in gazzetta ufficiale a cui si partecipa solo per titoli. Una volta entrati in graduatoria occorre sostenere un praticantato o tirocinio non retribuito di 6 mesi presso un giudice di pace.
Superare il concorso in magistratura garantisce uno stipendio fisso e una posizione lavorativa molto forte dal punto di vista delle tutele. Lo stipendio netto minimo di un giovane magistrato infatti parte da almeno 2200 euro netti al mese e arriva dopo quattro anni ad almeno 3600 euro al mese. Dopo 20 anni di carriera la retribuzione può sfiorare i 6 mila euro netti al mese e arrivare quasi ad 8 mila a fine carriera.
Un discorso a parte va fatto poi per le carriere nei tribunali e nelle corti di diritto internazionali. Queste realtà, essendo organi di organizzazioni internazionali, come l’Unione Europea, hanno regole particolare in materia di nomina di magistrati e avvocati che vengono appunto selezionati per cooptazione e dopo attenta selezione dei curriculum da parte di comitati indipendenti e spesso inter-statali.
La Corte di Giustizia UE, ad esempio, è formata da due corti: la Corte di Giustizia e il Tribunale. “La nomina dei giudici e degli avvocati avviene di comune accordo tra i rappresentanti dei governi degli Stati membri: l'approvazione definitiva segue la consultazione di un comitato che ha il compito di fornire un parere sull'adeguatezza dei potenziali candidati all'esercizio delle relative funzioni. Sono scelti tra persone che offrono garanzie di indipendenza e imparzialità. Per essere nominati alla Corte di giustizia, i candidati devono rispettare i requisiti richiesti per l'esercizio, nei rispettivi paesi, delle più alte funzioni giurisdizionali, o essere giureconsulti di nota competenza ed esperienza. Per essere nominati al Tribunale, devono avere le capacità richieste per svolgere l'esercizio di alte funzioni giurisdizionali” (info qui).
Le nomine per entrare alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (organo del Consiglio d’Europa) sono invece regolate dalle leggi nazionali in base a concorsi pubblici e selezioni gestite con appositi annunci e criteri pubblicati in gazzetta ufficiale (qui la selezione italiana del 2018 ).
Lo stesso vale per i giudici della Corte Penale Internazionale, la cui nomina avviene solo all’interno di una rosa di nomi particolarmente rilevanti per titoli e carriera all’interno dei rispettivi paesi costitutivi dell’organo giudicante.
Un buon modo per monitorare i concorsi in magistratura e capire quante persone vi accedano e quali siano le chance di superamento dell’esame, è monitorare i siti specializzati online, come questo.
Anche la Corte dei Conti pubblica sul sito l’elenco aggiornato dei bandi di concorso.
Molti candidati poi preferiscono frequentare direttamente le scuole universitarie di specializzazione per le professioni legali perché forniscono un terreno fertile di allenamento e preparazione e non rallentano i tentativi di accesso al concorso. Scegliere infatti la strada dell’avvocatura può essere vincente dal punto di vista economico - anche se non sempre si ottiene un praticantato retribuito - ma perdente sotto il profilo dell’accesso veloce alla professione - l’esame di avvocato è altrettanto duro e ha tempi molto lunghi tra un bando e l’altro, almeno 1 anno - e quindi del titolo per poi sostenere un secondo corposo esame in magistratura.